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Imperativo

 

L'imperativo rappresenta, insieme all'indicativo, al congiuntivo e al condizionale, un modo finito della lingua italiana. Esso si usa per esprimere un comando, indicare un ordine, formulare consigli, suppliche, con tono più o meno perentorio, a seconda dei casi. Non viene, di norma, specificato il soggetto.



 

L'unica forma con cui si esprime l'imperativo è quella del presente, ed essendo possibile coniugarvi soltanto la 1a persona plurale (es: andiamo!) e la 2a persona singolare e plurale (es: vieni qui!, uscite!), tali esortazioni possono essere formulate servendosi di altri modi verbali, vediamo in che modo:

 

- per esprimere un comando che riguardi non il presente ma il futuro, ricorreremo al tempo del futuro indicativo. Es: dopo cena andrete subito a dormire;


- per impartire ordini generici, istruzioni o rivolgersi alla seconda persona informale, usiamo l'infinito. Es: fare attenzione, non disturbare, ecc.;


- per rivolgersi alla terza persona, in termini di cortesia o in luogo di esortazioni e inviti, ci serviamo del congiuntivo. Es: prego, si sieda, che vengano pure, ecc.;


- per formulare un'espressione negativa, utilizziamo il non anteposto all'infinito del verbo, per la 2a persona singolare (non andare!), anteposto al congiuntivo, per la 3a persona sing. o pl. (non scriva!); si mantiene invece l'imperativo per la 2a persona plurale (non urlate!)

 

Questo modo, utilizzato in termini informali, vede l'associazione dei pronomi, ad esempio: guardali, non voltarti (o non ti voltare).


Diversamente, con l'imperativo formale, il pronome precede il verbo: mi dica, ci indichi, ecc.
Raddoppia invece la consonante, con la 2a persona dei verbi dire, dare, andare, stare, fare. Es: dimmi, falle, vacci.

 

Essendo l'imperativo un modo con cui si esprime un'imposizione, sia nella lingua scritta che in quella parlata si potrebbe, se non fossero usati a tal scopo alcuni accorgimenti linguistici, dar luogo a spiacevoli effetti: è previsto, infatti, l'uso di “comportamenti di cortesia”, sostituendo spesso al tipico tono categorico dettato dalla perentorietà degli intenti, forme indirette, ponendo ad esempio una richiesta piuttosto che impartire un comando.

 


Una frase di questo tipo, ad esempio: Mi serve quel libro, passamelo! può essere resa in forma più cordiale, in questo modo: Mi passeresti quel libro, per cortesia? Ne avrei bisogno.
Abbiamo formulato la stessa richiesta, con il medesimo intento, semplicemente usando il condizionale al posto dell'imperativo. Ciò si ottiene usando anche espressioni come per favore o per piacere. Spesso, in società, tali accortezze si rendono necessarie.

 

Rimandiamo alla rubrica dedicata per l'approfondimento sulle singole voci verbali, coniugazioni comprese.

 

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