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Preposizioni
Si chiamano preposizioni alcune parti (parole) invariabili del discorso che trovano collocazione specifica davanti a un sintagma (unità sintattica che definisce un insieme di suoni aventi la stessa logica all'interno della frase), con il quale instaura un rapporto di reggenza, determinando, di conseguenza, le relazioni esistenti tra i diversi elementi dell'enunciato.
Le preposizioni possono essere anteposte a sintagmi nominali, aggettivali e avverbiali; possono affiancare pronomi e verbi all'infinito. Ogni combinazione di sorta dà vita a quello che viene definito un sintagma preposizionale (dall'unione di preposizione + sintagma) ed è pertanto questo “il nesso” che mette in relazione gli elementi tra loro, rapportandoli in vario modo all'interno della frase.
Distinguiamo preposizioni proprie e preposizioni improprie.
Vediamo le peculiarità che ne caratterizzano le differenze:
le preposizioni proprie non svolgono, all'interno della frase, funzioni diverse da quelle preposizionali, e definiscono una classe di parole semplici quali di, a, da, in, con, su, per, tra, fra
es: ricorda di passare a prendere la nonna
in questo caso, la preposizione di introduce un verbo all'infinito;
es: tra poco farà buio
in questo contesto, la preposizione tra, definisce una relazione temporale tra gli elementi; ecc.
e una classe di parole articolate, quando il sintagma che le segue è composto da un articolo determinativo (il, lo, la, i, gli, le) che si fonde con le preposizioni di, a, da, principalmente, dando luogo ad espressioni come
del (di + il), della (di + la), dello (di + lo), ecc;
al (a + il), alla (a + la), agli (a + gli), ecc;
dallo (da + lo), dagli (da + gli), ecc.
Es: l'anta dell'armadio (si apostrofa come l'articolo che integra).
Piccola nota: non è possibile accordare le preposizioni “tra” e “fra” con gli articoli; è facoltativo farlo con “articolo” + “con” mentre per quanto riguarda la preposizione “per” l'accordo è ormai caduto in disuso.
La preposizione “su” si fonde anch'essa con gli articoli ma si colloca, per comportamento sintattico, tra le proposizioni improprie.
Le preposizioni improprie vengono di norma classificate tra gli avverbi, in quanto sintatticamente autonome, poiché non legano obbligatoriamente con alcun sintagma nominale.
Sono dunque semplici parole, per la precisione avverbi (sotto, sopra, davanti, dentro, fuori, prima, ecc. ) e aggettivi (lontano, vicino, lungo, secondo, ecc. ) o anche locuzioni (in mezzo a, per mezzo di, a causa di, ecc. ) che per l'occasione prendono il nome di “locuzioni prepositive” che vengono utilizzate come delle vere e proprie preposizioni.
Es: ho la macchina dietro quel camion (prima è avverbio che funge da preposizione);
Es: la casa si trova proprio lungo questa strada (lungo è aggettivo che funge da preposizione);
Es: in mezzo alla strada c'è una busta di plastica (in mezzo a è locuzione prepositiva).
Identificare immediatamente quale preposizione usare è semplice: basta pensare quale articolo utilizziamo per introdurre un determinato nome. Ad esempio:
se il nome è gatto, l'articolo è di, perciò la preposizione relativa sarà del: del gatto.
Stessa cosa se pensiamo al nome scolaro: lo scolaro - dello scolaro. Ecc.