Participio passato - participio presente
Il participio è un altro dei modi non finiti appartenenti alla branca morfologica della lingua italiana.
Esso si articola nei tempi presente e passato ed è caratterizzato da una così ampia versatilità che acquisisce il valore di altri elementi costituenti la frase, in base ai vari compiti che si appresta a svolgere.
Notiamo, infatti, come relativamente al Genere e al Numero del nome a cui l'azione si riferisce, il participio sia l'unica forma verbale che vi si accordi, comportandosi in pratica come un aggettivo, svolgendone pertanto medesima funzione (propriamente detta attributiva) in casi come questi: quella finestra deve restare chiusa; il mobbing incide sulla forma di lavoro dipendente, ecc.
E come gli aggettivi, può svolgere talvolta funzione di nome: non entra in ascensore per non sentirsi vessata dal chiuso; i dipendenti di quell'azienda parteciperanno alla cena, ecc.
Tale flessione evidenzia come questo tempo non si limiti unicamente a partecipare alla funzione verbale, finalità che peraltro è circoscritta ad alcuni verbi e composti, alcuni di questi più tipicamente usati in contesti formali o in testi particolarmente articolati:
- I clienti aventi la tessera soci potranno recarsi allo sportello x (al participio presente)
- Ascoltato il testimone della difesa (al participio passato).
Vediamo come viene di norma applicato il participio presente alle tre coniugazioni dell'infinito (-are, -ere, -ire):
- il pubblico parlante dello studio (“che parla”, 1a coniugazione: parlare);
- è una scatola contenente i vecchi album di famiglia (“che contiene”, 2a coniugazione: contenere);
- un tavolino da tè proveniente dall'India (“che proviene”, 3a coniugazione: provenire).
Gli esempi ci mostrano come questa forma verbale possa sostituirsi ad una proposizione relativa, dove il pronome relativo è sostanzialmente il che (che contiene, che proviene, ecc.).
Il participio passato, trova invece applicazione nella formazione di tempi composti quali passato prossimo e trapassato prossimo in accordo con gli ausiliari essere e avere (sono uscita, avevo scritto) e può:
- svolgere funzione di sostituto del verbo coniugato, dando luogo a una subordinata implicita che semplifica l'enunciato grazie al costrutto ottenuto, e indica anteriorità temporale rispetto al tempo indicato nella proposizione principale (uscito dal retro, l'uomo ha raggiunto la macchina = dopo che era uscito dal retro, l'uomo ha raggiunto la macchina).
Anche in questo caso, il participio può, oltre che permettere la formazione di una proposizione temporale, svolgere il ruolo di proposizione relativa;
- essere usato in luogo di proposizioni causali (istigato, ha risposto male all'insegnante) o concessive (seppur istigato, non ha risposto male all'insegnante);
- formare dei sostantivi (la scossa, la spaghettata, ecc).
Abbiamo visto come il participio nella lingua italiana possa avere funzioni attributive, sostantivate, predicative, in relazione all'applicazione d'uso dello stesso. E proprio perché “partecipa”, in maniera attiva e passiva alle varie funzioni, si chiama in tal modo.
Rimandiamo alla rubrica dedicata per l'approfondimento sulle singole voci verbali, coniugazioni comprese.